Published March 28, 2022 | Version v1
Thesis Open

La protezione integrata delle colture e la gestione di organismi alieni

Creators

  • 1. Ugo
  • 1. University of Bari Aldo Moro
  • 2. Univesity of Bari Aldo Moro

Description

La patologia vegetale è la scienza che studia le malattie delle piante, in particolare studia: ∼ i meccanismi attraverso i quali questi agenti inducono la malattia;
∼ le cause delle malattie (organismi e fattori ambientali fitopatogeni);
∼ l'interazione tra patogeno e pianta ospite:

∼ l'epidemiologia;

∼ le strategie per prevenire e controllare le malattie o ridurne i danni (metodi di lotta).[1] In definitiva la patologia vegetale ha l'obbiettivo di ridurre le perdite di produzione e di migliorare la qualità dei prodotti agricoli, riducendo al minimo i rischi per l'ambiente.
Le strategie per prevenire e controllare le malattie o ridurne i danni, nell'insieme, prendono il nome di Protezione Integrata delle Colture.
La protezione integrata delle colture, è una pratica di difesa che prevede una drastica riduzione dell'uso di fitofarmaci, mettendo in atto diversi accorgimenti, di differente natura. La protezione integrata parte dalla consapevolezza che quando si interviene in un ecosistema, si alterano le reti trofiche. Sfrutta i fattori biotici ed abiotici di regolazione interna agli ecosistemi, a vantaggio degli stessi, ed usa tutti gli strumenti possibili, non limitandosi quindi ai soli mezzi chimici (biologici, fisici, agronomici, legislativi, biotecnologici, ecc...).
Questo tipo di approccio è prevalentemente usato nella lotta contro gli insetti, ma si può estendere nella lotta contro tutti gli organismi dannosi (batteri, funghi, virus, roditori, ecc...). L'obiettivo principale della protezione integrata, è quello di mantenere l'organismo dannoso entro una soglia (soglia d'intervento), limite oltre al quale l'organismo stesso crea danno economico.
Il concetto di protezione integrata delle colture viene formulato per la prima volta negli anni '40, dall'entomologo canadese Allison Deforest Pickett. Le sue prime importanti realizzazioni, sono state impostate sulla salvaguardia di fattori biotici di contenimento dei fitofagi (predatori e parassitoidi) e sull'integrazione degli interventi chimici di lotta con mezzi di lotta biologica.
Questa applicazione si basava sulla "filosofia", secondo cui la lotta chimica, irrinunciabile nelle moderne coltivazioni intensive, acquista una funzione del tutto complementare e viene applicata con modalità tali da essere compatibile con la lotta biologica. A questa nuova forma di approccio venne dato il nome di "integrated control".
Questa nuova forma di difesa delle colture, giunge in Europa negli anni '50.
Nel 1972, negli USA, sorse il "progetto Huffaker", che lanciò la proposta dell' "Integrated Pest Management - IPM", che come scopo aveva il contenimento di tutte le specie di nemici, animali e vegetali, delle piante.
I concetti di base che portarono l'insorgere dell'IPM si basavano sul fatto che la dispersione dei predatori e dei parassitoidi ad opera dei trattamenti chimici, non era l'unica causa di comparsa di gravi infestazioni, ma cha anche altri fattori importanti, tra cui alcune pratiche

agronomiche, intervenivano nella dinamica delle popolazioni, provocando la moltiplicazione e la diffusione dei fitofagi. Per conseguire la protezione delle colture si considerò, quindi, la necessità di ricorrere ad una gestione integrata dell'intero agroecosistema.[2]

La crescita esponenziale delle superfici che utilizzano la protezione integrata, dimostra che l'utilizzo di tale metodo permette di conseguire un miglioramento della qualità dell'ambiente e la diminuzione dei pericoli di intossicazione per l'uomo e per l'ecosistema.
I prodotti ottenuti da aziende che attuano un sistema di protezione integrata, ottengono prodotti più "puliti" di quelli che attuano un sistema di gestione, delle avversità, in modo convenzionale; inoltre, suddetti prodotti, hanno un minor impatto ambientale e sono quindi più eco-sostenibili.

Quindi, il sistema della protezione integrata, è ritenuto il miglior metodo di gestione dei fitofagi e dei parassiti e rappresenta il miglior compromesso tra esigenze distributive, fitosanitarie e commerciali.

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