Paulo Freire e le esperienze di resistenza urbana nel Brasile contemporaneo. Frammenti e riflessioni di un viaggio a San Paolo
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Questo contributo nasce da un breve viaggio. Un viaggio decoloniale nelle sue intenzioni, nel senso che al termine dà Quijano. Fatto da tre persone lavorativamente impegnate in un contesto invece estremamente coloniale, come il sistema di accoglienza richiedenti asilo e rifugiati italiano, ma anche attive nel frammentario e dispersivo mondo dell’associazionismo e dei movimenti sociali. Circostanze e frustrazioni che ci hanno spinto a cercare a Sud alcune risposte. O meglio, alcune nuove domande su come condividere luoghi e tempi con gli oppressi senza riprodurre dinamiche di oppressione. Un viaggio reso possibile grazie al percorso fatto con il circolo Freire di Padova ed al sostegno dell’Istituto Paulo Freire Italia e della Rete italiana Freire Boal, che ci hanno permesso di entrare in contatto con alcune realtà sociali del Brasile. Gran parte della nostra esperienza, iniziata il 6 marzo 2020, è stata in realtà completamente stravolta dall’emergere della pandemia di COVID-19, che ha ridotto quasi del tutto la nostra mobilità alla sola città di San Paolo e ad un numero molto limitato di incontri. Nonostante ciò, abbiamo avuto l’occasione di incontrare alcuni testimoni dell’eredità del pensiero e della pratica di Paulo Freire e conoscere la visione prospettica che sono capaci di generare. Anche in una congiuntura politica reazionaria come quella del Brasile contemporaneo. Il contatto con queste esperienze, plurali e variegate, di resistenza in un contesto urbano complesso, e le riflessioni da esso scaturite sono l’oggetto di questo articolo.
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