Scienza aperta, oligopoli editoriali e valutazione amministrativa della ricerca
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C'è stato un momento (che perdura) in cui si è pensato che cambiando il modello di business si sarebbe potuto ottenere quel passaggio ad una conoscenza scientifica diffusa e accessibile a chiunque che è dovuta ai cittadini che pagano le tasse e alla società.
A nove anni dai primi contratti trasformativi (salutati all'inizio come la vera svolta nella comunicazione scientifica) ci sono evidenze molto chiare non solo del fatto che la agognata trasformazione non è avvenuta (e non avverrà nel breve-medio termine) , ma anche che la posizione degli oligopoli della informazione scientifica si è ulteriormente rafforzata, con istituzioni che pagano sempre di più e sedi editoriali che offrono servizi sempre meno affidabili.
Sistemi di valutazione performance based (come quello italiano) hanno influito (non sempre positivamente) sui comportamenti dei ricercatori creando un sistema delle pubblicazioni scientifiche tutt'altro che virtuoso e che necessita di un radicale rinnovamento.
L'intervento tenuto presso il Dipartimento di Scienze politiche dell'università di Pisa vuole descrivere lo stato dell'arte dell'editoria scientifica (in particolare quella dei contratti trasformativi) cercando di capire quanto stiamo pagando e per cosa.
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