Il rapporto Savigny-Hegel nella storiografia recente
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Il cristianesimo secolarizzato di Hegel vedeva Dio incarnato nel mondo, e riteneva la ragione pari a Dio; a tanto era giunta la storia del pensiero greco e cristiano, che nella filosofia hegeliana celebrava il suo culmine, e si sapeva realizzata nei campi della vita intersoggettiva e nelle creazioni della fantasia e del pensiero. Il cristianesimo non secolarizzato di Savigny vedeva nel mondo non più che un’orma imperfetta di Dio, nella mente umana la facoltà finita di tendere a un’ideale sistemazione, pur irraggiungibile nella sua perfezione; e non aveva bisogno di ipotizzare l’ingombrante fardello di un’accidentalità che sempre accompagna la realtà razionale. Sono due modi di pensare che vivono ancor oggi, e che separano chi crede di poter comprendere senza residui il significato ultimo del divenire storico - poco importa che sia detto un divenire dialettico -, e chi crede di potersi soltanto perennemente avvicinare a una verità e a una perfezione, che nel campo della conoscenza e nel campo della vita pratica rimarranno pur sempre un "dolce sogno" della ragione.
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