1989-1994: dal crollo del Muro di Berlino al bipolarismo 'made in Italy'
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- 1. Dipartimento di Storia della società e delle Istituzioni
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Sono passati 15 anni dal crollo del muro di Berlino, l’evento che ha sancito la fine di un’epoca, e della suddivisione del Mondo in due sfere d’influenza. Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica e dei regimi comunisti dell’Europa dell’Est si aprono nuovi ed inediti scenari geopolitici. Le cause strutturali di quel collasso improvviso, risiedono nel confronto insostenibile con le democrazie occidentali, e sono da ricercarsi nelle origini stesse della natura di quei regimi.
Lo scioglimento del Pcus e la mutata situazione, hanno costretto il Pci a cambiare ragione sociale, trasformandosi in Pds, e coltivando la speranza che, dopo oltre 40 anni, in Italia fosse finalmente possibile un governo senza la Dc. Ma il crollo travolge tutti, spazzando via, con l’ausilio dei giudici del pool di «Mani pulite», i partiti di governo, e favorendo la crescita di movimenti di protesta, estranei al sistema, come la Lega di Umberto Bossi, che diviene il secondo partito al Nord, e conquista anche l’ex roccaforte socialista di Milano.
In questo contesto entra il vigore il trattato di Maastricht, probabilmente l’agente esogeno che è servito per implementare politiche economiche rigorose, volte al contenimento della spesa pubblica e del deficit, nonchè alla riduzione dell’inflazione.
A proposito degli avvenimenti di questo periodo si è parlato di fine della «Prima Repubblica». In realtà, non è avvenuto un mutamento della forma sostanziale dello Stato, tale da poterlo considerare rifondato, come avvenne con la Quinta Repubblica francese del 1958. Molti protagonisti di questo periodo sono allegramente transitati nella nuova era grazie all’aiuto di nuove formazioni politiche (in primis Forza Italia, che ha dato rifugio a numerosissimi orfani del pentapartito), altri, come Silvio Berlusconi, hanno approfittato del vuoto lasciato dalla scomparsa dei partiti tradizionali per fare il loro ingresso in politica, investendo risorse personali accumulate in attività extrapolitiche. Mutatis mutandis, è bastato cambiare il formato dei partiti per ripresentarsi agli elettori e garantirsi il mantenimento dello status quo.
Si potrebbe concludere che, mentre la «Prima Repubblica» non è mai definitivamente terminata, essendo mantenuta in vita ad opera degli stessi esponenti politici che erano in attività già prima del 1990, e grazie alle pratiche che la contraddistiguevano, la «Seconda Repubblica» non è mai nata. Più semplicemente, l’Italia vive da 15 anni in un regime «transitorio».
A nulla sono valse le istanze di rinnovamento che giungevano dai cittadini, e che trovavano riscontro nelle dichiarazioni del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, o nel movimento referendario di Mario Segni.
La crisi del sistema politico italiano ha anch’esso origini lontane, e per meglio comprendere la situazione attuale e la storia recente, occorre partire dal suo passato prossimo.
Come ha giustamente scritto Lucio Caracciolo nel suo Terra Incognita. Le radici geopolitiche della crisi italiana, la letteratura scientifica su questo periodo è ancora scarsa, e, tuttavia, parrebbe opportuno indagare sulle conseguenze che quegli avvenimenti straordinari hanno avuto, non solo su scala planetaria, ma, più modestamente, nel panorama italiano.
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